Insegnare al tempo del Coronavirus

Insegnare al tempo del Coronavirus cosa significa? Ne parliamo con maestra Luisa, che vive ogni giorno in una scuola reale

Insegnare al tempo del coronavirus significa trovarsi in una situazione del tutto nuova per tutti noi. Cambia ovviamente la percezione del problema se sei genitore, bambino, ma anche insegnante.

Scorrono come fiumi le lamentele dei genitori che provano a fare gli insegnanti, con tentativi più o meno riusciti in base alle possibilità e alla voglia.

Certamente abbiamo capito che il ruolo dell’insegnante è molto più complesso ed impegnativo di quanto immaginavamo (ed alcuni genitori sono campioni del mondo delle critiche unilaterali verso la scuola).

Abbiamo colto l’occasione per chiedere direttamente ad una maestra cosa ne pensa di questo momento e cosa comporta insegnare al tempo del Coronavirus.

Si chiama Luisa ed insegna in una scuola elementare in Sardegna.

maestra Luisa
maestra Luisa

Come vivi la scuola in questi giorni?

Vivo la scuola con preoccupazione e dispiacere per non poter stare vicina alle famiglie ed agli alunni nel modo più giusto per le loro necessità. Parlo soprattutto di quelli che oggettivamente hanno più difficoltà che siano queste economiche o dovute a disabilità. 

Quali sono le maggiori difficoltà?

Mi ripeto: le maggiori difficoltà sono legate al non arrivare a tutti e nel modo più adeguato e positivo, nonostante la volontà e l’impegno.

Cosa ti ha positivamente stupito?

Mi hanno stupito alunni che nel contesto scuola erano additati come quelli menefreghisti, svogliati, poco seguiti, che si sono mostrati invece molto precisi e volenterosi. Molto probabilmente il clima della.classe era sbagliato. Grande spunto di riflessione: niente è come appare.

Insegnare al tempo del Coronavirus

Cosa ti manca di più come insegnante?

Mi manca tantissimo la relazione, approccio educativo nel quale mi sono formata e a cui ho dedicato sempre assoluta importanza. Senza la relazione e la costruzione della stessa non può esserci apprendimento. Mi manca la vicinanza  con i miei alunni, gli sguardi, il vociare, le continue domande.

E cosa di meno?

Meno gli adulti che stanno intorno ai bambini, spesso fonte di stress e disagio. Non mi mancano i confronti che non portano a niente e l’atteggiamento di molti, focalizzati ai problemi piuttosto che alle soluzioni.

Come vedi la scuola del futuro?

Nel futuro spero, come sempre ho sperato, ad una scuola che sia di vita, di scambio, di apertura, priva di categorie e che sia davvero opportunità per tutti.

Come vivono i ragazzi questo momento?

I bambini dicono che ciò che più manca sono i rapporti con i compagni, ma anche con molti insegnanti, lo scambio, il comunicare i propri vissuti in un rapporto quotidiano. Ricercano questo. Nelle videolezioni molto tempo lo passiamo a dirci che stiamo facendo, che cosa fanno i loro amici animali, insomma a descrivere la loro vita di tutti i giorni.

Quali saranno le prime parole che dirai ai tuoi studenti al rientro a scuola?

Mah, non so, molto probabilmente ben tornati, mi siete mancati molto, semplicemente.

Un consiglio per i tuoi studenti.

Consiglio di fare tesoro di questa esperienza, perché sono testimoni diretti di un pezzo di storia.

bambini compiti a casa

Uno per i genitori.

Ai genitori dico di stare più vicino ai figli, non stare sempre a correre, ma fermarsi ogni tanto ad ascoltarli e cogliere la loro bellezza che non sempre si coglie facilmente.

Ed uno per gli altri insegnanti.

Agli insegnanti di formarsi e  di avere sempre il desiderio di migliorarsi. Non possiamo pensare di fare didattica a distanza come quella in presenza, perché, come sta accadendo, il risultato sarà fallimentare, ma studiare altre formule.

Insegnare al tempo del Coronavirus

Hai già letto questa famosa storia scritta da un bambino di 8 anni?

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